Immaginiamo di trovarci in una stanza famigliare, con una bella lampada posta sul tavolo: di colpo la lampada si solleva a mezz'aria. La lampada, il tavolo, la stanza sono sempre gli stessi, nessuno di essi è diventato brutto, ma è diventata inquietante la situazione e, non riuscendo a spiegarla, la troviamo angosciosa o, a seconda della nostra tenuta di nervi, terrorizzante. È questo il principio che governa ogni vicenda di fantasmi e d'altri eventi soprannaturali, in cui ci spaventa o ci fa orrore qualcosa che non va per il suo verso giusto.

Nel 1919 Freud scrive un saggio sul perturbante (Unheimliche). Questa nozione circolava nella cultura tedesca già da tempo e Freud aveva trovato in un dizionario una definizione di Schelling per cui è perturbante qualcosa che avrebbe dovuto rimanere nascosto e invece è riaffiorato.

Freud si diffondeva sull'etimologia del termine, esaminando un campo semantico che comprende, in varie lingue, nozioni come estraneo o straniero in greco, uneasy, gloomy, uncanny, ghastly, haunted (detto di una casa) in inglese, inquiétant, sinistre, lugubre, mal à son aise in francese, suspechoso, sinistro in spagnolo, nell'arabo e nell'ebraico demoniaco e orrendo, e infine disagevole, che suscita trepidante orrore, orripilante, che può essere detto di un fantasma, della nebbia, della notte, della rigidità di una figura di pietra...

Umberto Eco, Storia della Bruttezza